Si
è da poco conclusa una lunga ed approfondita ricerca riguardante le condizioni
delle spiagge, delle acque in superficie e dei fondali marini nel mar Adriatico
e nel mar Ionio.
Il
progetto, chiamato “DeFishGear” (Derelict Fishing Gear Management System in
the Adriatic Region), è durato tre anni e ha coinvolto Italia, Albania,
Bosnia ed Erzegovina, Croazia, Grecia, Montenegro e Slovenia.
I
risultati, come era immaginabile, non sono per niente buoni.
I
nove enti e i sette Stati coinvolti nello studio si sono trovati davanti una
quantità enorme di cotton fioc, bottiglie di vetro, lattine, mozziconi di
sigaretta, contenitori di vario genere e molto altro. A devastare i nostri mari, più di ogni altra cosa, è la plastica: sacchetti per la spesa, pacchetti di
patatine, involucri di gelati, bottiglie, imballaggi, giocattoli, resti
derivanti dalle attività di pesca e acquacoltura...
La
densità di spazzatura trovata è molto alta ed è agevolata da vari fattori, ad
esempio: diversi corsi d’acqua (anche grandi, basti pensare al fiume Po)
terminano il proprio percorso gettandosi in quei mari, con tutti i detriti e i
rifiuti delle città attraversate al seguito; molte zone sono abbondantemente
popolate e a questo bisogna aggiungere un elevato numero di turisti che
affollano ogni anno le coste; il turismo porta in quei luoghi anche navi da
crociera; i settori della pesca e dell’acquacoltura sono ampiamente diffusi.
Italia,
Grecia e Montenegro si sono dedicati anche all’analisi di alcune specie di
pesci per ottenere dati riguardanti la quantità e il tipo di rifiuti ingeriti,
riscontrando differenze in base alle diverse varietà e alle zone.
I
ricercatori ritengono che per migliorare la preoccupante situazione sia molto
importante puntare su campagne di sensibilizzazione nelle spiagge e sulla
produzione di materiali biodegradabili e biocompatibili.
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