sabato 3 giugno 2017

Henderson Island: da paradiso a luogo più inquinato al mondo

Quando pensiamo a isolette sperdute, non abitate dall’uomo, ci vengono subito in mente immagini di posti da sogno, incontaminati, popolati da flora e fauna variegati... dei veri e propri paradisi terrestri.
Una volta era davvero così, ma oggigiorno dobbiamo fare i conti con la triste realtà: l’uomo è riuscito a rovinare anche luoghi lontani e impensabili.

Viene prodotta sempre più plastica nel mondo, che spesso non viene smaltita in maniera appropriata e quindi finisce a galleggiare tra le onde dei mari e degli oceani, provocando gravi danni all’ambiente marino, fino a giungere su qualche riva in cui depositarsi per decine e decine di anni, non essendo biodegradabile.
      
Plastica giunta a riva

Henderson Island è situata nell’Oceano Pacifico del sud e fa parte delle Isole Pitcairn. Questo piccolo paradiso, disabitato dall’uomo ma ricco di flora e fauna con specie native del luogo, dal 1988 è nella lista dei Patrimoni dell’umanità dell’UNESCO.

Purtroppo, con il passare degli anni, questo posto rigoglioso e incontaminato si è trasformato in un vero e proprio cimitero dei rifiuti.
Una ricerca conclusa da poco ha rivelato dati incredibili: sull’isola sono presenti quasi 38 milioni di detriti di plastica, per un peso di circa 17.6 tonnellate. Questa costituisce la più alta densità di rifiuti registrata al mondo, che si accumulano in quel luogo anche a causa delle correnti.

Oltre al desolante degrado e all’inquinamento ambientale, bisogna pensare ai pericoli che ogni giorno corrono gli animali: le tartarughe spesso restano intrappolate nelle reti da pesca e in altri oggetti, i granchi costruiscono la propria casa in contenitori di plastica, e molti animali ingeriscono piccoli pezzi che, ovviamente, nuocciono alla loro salute e in alcuni casi portano al soffocamento.

Sembra impossibile che una situazione del genere si presenti in un’isola così lontana dagli insediamenti umani e questo dovrebbe far riflettere e spingere tutti ad agire, prima che sia troppo tardi.  

La ricerca è stata pubblicata sulla rivista scientifica statunitense Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America, anche nota come PNAS (www.pnas.org).


   

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